RISONANZA: rigenerare la capacità di connessione umana
Sintonizzazione, tocco, gioco, riti, canto, lutto. Un percorso per reclamare abilità di entrare in relazione con il mondo esiliate dalla modernità
Hai anche tu l’impressione di mettere tanto impegno nel migliorarti, crescere a livello personale, guarire le ferite del passato, per poi confrontarti quotidianamente con un mondo che funziona con logiche completamente diverse, che senti sempre più estranee e di ostacolo a modi di vita più evoluti e sintonici?
Nella mia esperienza questa distonia è sempre più grande, e non riconoscerla rischia di isolarci, arrestare la nostra evoluzione, renderci risentiti o impotenti di fronte alla sfide sistemiche del nostro tempo.
Ammettere al contrario che non possiamo isolarci dal contesto in cui siamo immersi, per quanto paradossale, è la chiave di volta per la reale emancipazione dal sistema di cui siamo parte. Riconoscere la natura relazionale e interdipendente della realtà è la chiave per la trasformazione personale e collettiva.
Questa è la proposta di un percorso di esplorazione per risvegliare la capacità di risonanza con gli altri e quindi con il mondo, una capacità senza la quale è mia convinzione che sia impossibile fiorire individualmente ed evolvere collettivamente.
Puoi pre-registrarti per restare informatə su questo percorso qui:
https://rigenerazionale.eo.page/inrisonanza
La natura relazionale della realtà
Nella cultura occidentale concepiamo il benessere come un’impresa individuale. Yoga, psicoterapia, istruzione, allenamento, sono tutte pratiche e strumenti che si concentrano sull’individuo.
Quello che resta inesplorato è lo spazio relazionale.
Allo stesso tempo molti degli spazi che dovrebbero essere relazionali - famiglie, scuole, luoghi di lavoro, associazioni - operano come se le relazioni fossero scontate, e le vedono spesso come strumentali a ciò che si decide di “fare” insieme.
Quello che resta inesplorato è l’ascolto reale delle persone che ne fanno parte.
Così avvertiamo spesso un senso di profonda solitudine, sia quando siamo solə che quando siamo con gli altri.
Questo senso di separazione è una delle condizioni strutturali della modernità. Lo avvertiamo rispetto agli altri, ma anche nei riguardi della natura, del nostro corpo, in ultima istanza di noi stessə.
La relazionalità non descrive l’essere in rapporto con qualcuno. Descrive una qualità dell’essere. Una capacità di “prendere a cuore” e farsi trasformare, di muoversi in sintonia, di risuonare.
La prima relazione autentica è quella con il punto in cui siamo
La relazionalità è una delle capacità più raffinate e complesse dell’essere umano, ma anche una delle più delicate e sensibili.
Per questo nel mondo in cui viviamo questa capacità si è atrofizzata e ritratta. In nessun luogo è più facile e frequente essere feritə come nelle relazioni. Il non sentirsi vistə crescendo in famiglia, il sentirsi giudicatə a scuola, la competizione feroce nei luoghi di lavoro, l’indifferenza e opportunismo imperanti negli spazi pubblici.
L’amore romantico ha per secoli rappresentato il luogo di fuga da questa realtà. Ma sempre più rivela la sua incapacità di sopperire da solo alla carestia di relazioni nutrienti e significative. Le relazioni di coppia non possono che essere profondamente influenzate e persino riprodurre questo contesto.
Che ne è della relazionalità quindi, se le relazioni umane sono seriamente impattate dai sistemi distruttivi in cui sono immerse, tanto da riprodurne alcuni dei meccanismi?
Quando pensiamo a una comunità visualizziamo pranzi condivisi, momenti di festa, persone sedute in cerchio, abbracci. Ma non è possibile mettere insieme da due persone in su senza far entrare nello spazio anche tutto il lascito di emozioni rimosse, ruoli non autentici assunti per essere accettatə, atteggiamenti reattivi inconsapevoli usati per difendersi da ambienti sociali tossici, paure su come possiamo essere percepiti dagli altri che diventano subdolamente giudizi su di loro.
Rigenerare le relazioni umane non si può fare attraverso facili vie di fuga. E’ un lavoro di riconnessione, lento e impegnativo.
Un lavoro consapevole del danno profondo inferto nello spazio delle relazioni, e per questo impegnato all’umiltà, il rispetto dei confini, delle ritrosie, delle paure.
Risonanza è la capacità esiliata di essere in rapporto con il mondo
Risonanza è capacità di essere mossi, di vibrare, di connetterci con quello che ci circonda. E’ una capacità esiliata in un mondo che è in grado di vedere e dare valore soltanto a ciò che può essere oggettificato, insegnato, richiesto, riprodotto, visto da fuori e mostrato. In un mondo in cui il benessere e il successo è misurato in termini di risorse estratte dalle persone e dal mondo, invece che di relazione di reciprocità con entrambi.
Ma come facciamo a esercitare la capacità di risonanza con gli altri, per rigenerare le relazioni?
Pratiche per risvegliare la capacità di risonanza con il mondo
Qui sotto sono elencati dei percorsi di ricerca. Non sono punti di arrivo, ma di partenza. Non sono moduli concettuali, ma contesti esperienziali. Non sono titoli di workshop tematici, ma processi dove tornare ancora e ancora per risvegliare la memoria del corpo e l’intuizione della mente.
Possono spaventare, far sentire inadeguatə, sembrare per addettə ai lavori. Ma la realtà è che siamo tuttə principiantə e espertə allo stesso tempo, perché queste pratiche sono iscritte nella memoria dei nostri corpi e nel retaggi della nostra cultura. Sono pratiche che risvegliano la capacità di essere umani in un mondo disumanizzante.
COMPASSIONE: sentire il proprio istinto di ritrarsi, di vergognarsi, di fingere, senza associare un giudizio su noi stessə;
ASCOLTO: riapprendere la capacità di sintonizzarsi con gli altri, per creare uno spazio altro e generativo tra l’io e il tu. Saper stare con le difficoltà degli altri senza tentare di cambiare la loro esperienza;
GIOCO: lasciare uscire movenze, entusiasmo, espressioni incontrollabili, riapprendendo la capacità di (af)fidarsi all’energia del gruppo;
CONFINI: esercitare la libertà dei nostri “no”, “sì”, “negoziamo” autentici, non per difendersi dagli altri, ma per trasformarsi insieme grazie all’ascolto dei nostri limiti;
SUONO: riscoprire la capacità di sintonizzazione attraverso il canto, la musica e la danza in cerchio, la tecnologia ancestrale della comunità;
TOCCO: sentire la vulnerabilità del desiderio degli altri, senza cadere nella doppia via di fuga della sessualizzazione e della negazione del piacere della vicinanza fisica;
CONFLITTI: restare in connessione attraverso le divergenze, utilizzandole per riallineare la relazione alla realtà dell’altrə, e così facendo approfondire l’intimità;
ECOSISTEMA: ritrovare un canale di connessione viscerale con l’ecosistema naturale in cui siamo immersi e al quale siamo interconnessi (aria, acqua, clima, cibo), risvegliando la percezione dell’appartenenza a una casa più grande e nutriente di quella confinata dentro le nostre mura artificiali;
RITI: celebrare i passaggi di vita, oggettivi o percepiti, materiali e spirituali, dando senso, magia e memoria collettiva a ciò che ci accomuna;
TRAUMI COLLETTIVI: esiste un tessuto connettivo umano anche quando non ce ne accorgiamo. Paure, rabbia, depressione sono spesso reazioni percepite individualmente, ma la cui radice affonda in eventi e condizioni collettive che la nostra cultura non è in grado di vedere né nominare;
POLICRISI: il nostro mondo è sempre più attraversato da crisi sistemiche: clima, pandemie, guerre, autoritarismo, disuguaglianze, tecnologie sempre più invadenti. Ogni sistema è relazionale per sua natura: senza relazioni non possiamo creare sistemi in grado di rispondere;
SUPPORTO TRA PARI: il sistema capitalistico ci insegna che per ottenere supporto abbiamo bisogno di esperti e denaro. Questo sistema ci ha espropriato della capacità di offrirci vicendevolmente supporto, perché non riconosce né insegna il valore del supporto tra pari. Imparare a usare questo strumento ha un potere trasformativo ineguagliabile;
AZIONE COLLETTIVA: riacquisire la visione, il senso di possibilità e il supporto necessari a fare insieme cose difficili, come dare forma a quel mondo "più bello che i nostri cuori sanno essere possibile".
Il percorso che propongo
RISONANZA è un prototipo, un esperimento, una palestra in cerca degli attrezzi adatti.
Si terrà a Roma, in uno spazio accogliente, in orari serali o il fine settimana. Si potrà seguire tutto il percorso, una parte, o solo un incontro.
Il costo sarà codeterminato attraverso un processo di “corresponsabilità finanziaria”: ogni partecipante sarà invitatə a riflettere sul valore dell’esperienza, sui costi sostenuti per la sua realizzazione e sulle proprie possibilità economiche, contribuendo in modo equo e sostenibile.
Sarà coordinato e condotto principalmente da me (bio qui sotto), ma è aperto al contributo e la sinergia con altre persone risuonanti.
Evolverà attraverso le domande, le resistenze, le obiezioni, le risonanze e le intuizioni di chi vorrà prendervi parte. Fallirà tante volte, ma il mio impegno come iniziatore, facilitatore e ospite è quello di restare umilmente responsabile verso chi partecipa, verso un processo di apprendimento costante, e verso il compito evolutivo che come essere umano vivente in questo momento storico condivido con tuttə voi.
Puoi pre-registrarti per restare informatə su questo percorso qui:
https://rigenerazionale.eo.page/inrisonanza
Chi sono e cosa mi ha portato a questo punto
Sono un organizzatore di comunità formatosi negli Stati Uniti con l’Industrial Areas Foundation. Nel 2017 ho fondato l'Associazione Community Organizing Italia (https://communityorganizing.it/) con cui ho svolto diversi progetti e formazioni rivolte al terzo settore, tra cui un progetto di costruzione della comunità educante intorno alle scuole di quartieri periferici di Roma che ha ottenuto importanti risultati e riconoscimenti pubblici.
Più di recente, ho integrato questo approccio con la formazione professionale di Gabor Maté “Compassionate Inquiry” per la cura del trauma, le pratiche del relazionarsi autentico apprese nei programmi di formazione ART, Authentic revolution e SeekHealing e il design per lo sviluppo rigenerativo con il Regenesis Institute.
Nel mio passato ci sono l'attivismo politico e il teatro, due grandi palestre per il lavoro con i gruppi, oltre a un'interminabile lista di corsi ed esperienze di conduzione.
L’intuizione di fondo che guida la mia ricerca attuale è che per curare le ferite più profonde del pianeta dobbiamo rigenerare la capacità di connessione umana. A questo scopo ho avvito il progetto Rigenerazionale (https://www.rigenerazionale.it/).


