IN RISONANZA
Rigenerare la capacità di connessione umana
Incontro di presentazione: domenica 30 novembre ore 16-19
Roma, zona Stazione Trastevere
IN RISONANZA è un percorso per la cura e trasformazione delle relazioni umane.
Siamo circondati da avvertimenti sulle relazioni tossiche, le red flags e l’importanza di chiarire i nostri confini, ma non sappiamo più come connetterci con gli altri a un livello più profondo, intenso e autentico.
Evitiamo di condividere emozioni difficili, dire quando gli altri ci feriscono, esporci al rifiuto rivelando i nostri bisogni emotivi o mostrando parti di noi meno sotto controllo. E lo facciamo per un buonissimo motivo, per essere stati esposti tutta la vita a relazioni basate su giudizio, performance, meccanismi di esclusione o abuso.
Il nostro istinto ci protegge mettendo distanze o nascondendo parti di noi, ma così facendo ci priva anche di qualcosa di indispensabile. Una reale connessione con gli altri e le tante cose che rende possibile, dal sentirsi amati, al gioco, all’espressione creativa, fino all’azione collettiva per migliorare il mondo.
Basandosi sulle pratiche del “relazionarsi autentico” e le scoperte della neurobiologia interpersonale, IN RISONANZA è un viaggio per disimparare e riscoprire come trattarci a vicenda.
Pratica dopo pratica, è un invito a interrompere le reazioni automatiche che ci fanno disconnettere, sentire a disagio o esclusə, per sostituirle con autenticità, capacità di sintonizzazione, e connessione non performativa.
E’ un percorso di crescita personale non individualista, che usa i rapporti umani come supporto.
E’ una palestra per creare gruppi e comunità non oppressive. Perché, in un pianeta attraversato da crisi sempre più interconnesse e accelerate, avremo sempre più bisogno di condivisione e capacità di azione collettiva.
Una domenica al mese - 16-19 - zona stazione Trastevere - 10-25€ a seconda delle possibilità
«Con risonanza, intendo innanzitutto la nostra propensione a legarci agli altri esseri umani. Ciò significa che quanto ascolto e vedo, ciò che incontro è capace di toccarmi intimamente. La Risonanza è l’opposto e l’alternativa all’alienazione, è “il legame vibrante” e quindi vitale tra noi, ciò che conferisce suoni e colori al mondo e consente al Sé di guadagnare in sensibilità, emozioni e movimenti, in modo che la vita possa tornare a scorrere attraverso di noi.»
Hartmut Rosa
Come funziona questo percorso e perché è diverso dagli altri
In questo percorso spigheremo e praticheremo queste capacità:
Interocezione: la capacità di ascoltarsi anche in presenza degli altri, così da allenarci a non abbandonare noi stessi per entrare in connessione
Ascolto sintonizzato: la capacità essenziale per una reale connessione e cambiamento, di cui raramente facciamo esperienza nella nostra cultura basata sul prendere il centro della scena
Saper rivelare la propria esperienza: non opinioni astratte, non affermazioni universali, ma quello che accade dentro di noi e che rende viva la comunicazione
Connettersi nei conflitti: oltre il giusto e sbagliato, e l’opposto della repressione della rabbia, la strada per uscire dalle divergenze ancora più connessi
Il dono della vergogna: interrompere il negazionismo delle emozioni difficili, che la nostra cultura e relazioni sopprimono nel silenzio, e che sono lo strumento di liberazione per la connessione umana autentica
Giocare: da adulti abbiamo disimparato a farlo, e abbiamo smesso anche di cantare, ballare, suonare insieme, gli strumenti che in tutte le culture ancestrali erano al centro del fare comunità
Contatto fisico consensuale: il corpo non è un accessorio, è quello che ci fa sentire il mondo in modo reale, attraverso le tante parole che a volte confondono.
Invece di concetti, tecniche o ricette, queste pratiche invitano a fare esperienza della connessione umana come intelligenza più profonda e come energia trasformativa — uno stato in cui diventa possibile accedere a risorse inimmaginabili nell’isolamento.
Il nucleo centrale della pratica sono momenti di condivisione a coppie o in piccoli gruppi, in cui — grazie all’applicazione di alcune regole di ascolto e a domande che portano l’attenzione sullo stato interiore del momento presente — si attiva naturalmente uno stato di presenza e connessione viscerale con gli altri.
Utilizzeremo giochi provenienti dalla scuola dell’“authentic relating”, il “circling”, il training teatrale e altre modalità di connessione. Il tutto ancorato alle scoperte della neurobiologia interpersonale e le pratiche informate sul trauma.
Anche se il percorso invita a esplorare nuovi modi di essere con gli altri, non è necessario esporsi più di quanto non venga naturale fare. Ritrosie, paure e bisogni di disconnessione non solo sono rispettati, ma sono parti integranti del processo stesso. È sempre possibile appartarsi, prendere una pausa, restare nel ruolo di osservatori o abbandonare il workshop.
Cosa dice chi lo ha già sperimentato?
Ho apprezzato tanto la facilitazione eseguita con calma, con sincerità e autenticità impersonando davvero il senso delle relazioni autentiche con sé stessi e con gli altri.
Sara Marzo
Con i suoi modi durante le attività sono riuscito davvero a rilassarmi completamente e a scavare dentro di me... Diego mi ha permesso di empatizzare molto di più con la natura e molto di più anche con me stesso.
Michele Stelluti
L’onestà intellettuale di Diego, nessuna certezza portata al gruppo, nessuna esaltazione emozionale, tanta delicatezza. La capacità di condurre il gruppo con chiarezza di intenti senza mai imporre e senza mai agire con presunzione.
Alberto Troisi
La tua umiltà, il tuo metterti in gioco, il tuo mostrarti vulnerabile, la libertà che ci hai dato di partecipare o non partecipare alle attività. Il rispetto che hai dato al lavoro degli altri due facilitatori. La tua calma.
Claudia Recchiuti
La buona riuscita di un’attività, oltre che dal contenuto, dipende dal cuore e da quanto lo stesso facilitatore si mette in gioco. Per questo, al di là delle attività proposte, già di per sé molto stimolanti, ho apprezzato tanto il tuo modo di condurci: mi ha fatto sentire molto a mio agio il tuo “esporti emotivamente”. Ti abbiamo sentito uno di noi e ci siamo sentiti liberi di esprimerci.
Renata Campagnola
I momenti con Diego sono stati delle pause di riflessione potenti ed utili. Per me è stata una sfida mettermi in gioco da sola e con estranei ma mi sono sentita accolta ed al sicuro; ho trovato interessante il tema della vergogna, mi ha toccata profondamente, perché da bambina era il mio stato predominante e non me ne rendevo conto scambiandola per timidezza.
Aurora Rossi
Quello che mi è piaciuto tantissimo è stata la versatilità, poca rigidità, padronanza di ciò che portavi.
Antonio Carraro
Chi sono




La mia adolescenza è stata accompagnata da un senso di vergogna e inadeguatezza paralizzanti. Da bambino mi legavo a chiunque si sentisse escluso e incapace di giocare a calcio per non restare da solo a ricreazione. A casa mi rifugiavo in un mondo fatto di piante, animali e giochi di immaginazione solitaria. Al liceo una semplice uscita con i compagni di classe era un’esperienza terrorizzante, per non parlare dei rapporti con le ragazze o della sessualità.
Eppure da sempre una potente spinta interiore mi ha guidato a trovare modalità di socializzazione in cui potessi sentirmi connesso agli altri nonostante le diversità che avvertivo.
Così mi sono ritrovato a organizzare pernotti in tenda in spiaggia, a fermare estranei in strada per fargli firmare uno dei tanti referendum dei radicali, a fare per anni corsi di teatro, ad andare negli Stati Uniti per formarmi come organizzatore di comunità, a facilitare gruppi di ogni tipo, a partecipare a festival sulla sensualità o a riti e processi di gruppo in culture e lingue per me straniere.
Scoprivo così piano piano gli ingredienti di una diversa architettura relazionale. La natura, la spinta a cambiare il mondo, l’intimità con il corpo e le proprie emozioni, celebrare il senso di comunanza, il poter essere tramite di processi di trasformazione per altre persone.
Con il tempo mi sono accorto che il disagio che sembravo provare solo io era invece un’esperienza universale, che la maggior parte delle persone impara semplicemente a mascherare o sopprimere.
E’ stato questo percorso di lento, costante e tenace apprendimento che negli anni mi ha fornito l’intuizione e la saggezza per provare a trasformare il modo in cui ci relazioniamo. E’ la mia esperienza di trasformazione personale che mi consente di cogliere l’essenza e la potenzialità inespressa di un relazionarsi diverso da quello a cui siamo stati abituati.
La mia esperienza di lavoro come community organizer che mi ha portato a condurre centinaia di gruppi in processi di attivazione delle comunità locali, la formazione professionale di Gabor Maté “Compassionate Inquiry” sulla cura del trauma, quelle sul relazionarsi autentico con ART, Authentic revolution e SeekHealing, mi hanno dato gli strumenti e competenze necessari per comprendere le dinamiche relazionali e condurre le persone in percorsi trasformativi.
L’intuizione di fondo che guida la mia ricerca attuale è che per curare le ferite più profonde del nostro pianeta dobbiamo rigenerare la capacità di connessione umana. A questo scopo ho avvito il progetto Rigenerazionale.
Per partecipare
Il per-corso si terrà a Roma, in uno spazio accogliente vicino la stazione Trastevere (riceverai l’indirizzo via email), una domenica al mese dalle 16 alle 19. Si potrà seguire tutto il percorso, una parte, o solo un incontro.
Il costo è deciso senza alcuna richiesta di prova sulla base delle possibilità economiche di chi partecipa, con un minimo di 10€, una tariffa suggerita di 18€ e un costo pieno di 25€.
Il percorso parte domenica 30 novembre con un incontro gratuito di presentazione:

