L'insediamento di Trump e la sensazione sul mondo
Di fronte a un sistema al collasso occorrono nuove forme di attivismo e cambiamento incentrate su guarigione, relazionalità e impatto sistemico
Un per-corso di formazione e ricerca rivolto a attivistə e agenti di cambiamento
https://forms.gle/ztS1N7eg688LZxYW7
Ovunque volgiamo lo sguardo, sembriamo incontrare soltanto crisi in progressiva accelerazione.
Guerre, crisi climatica, avanzata delle destre populiste, repressione del dissenso, controllo tecnologico, deterioramento della salute mentale, aumento delle diseguaglianze e riduzione dell’accesso a diritti di sopravvivenza essenziali come casa, sanità, lavoro. Anche se moltə possono ancora non essere stati toccati direttamente da queste problematiche, il loro impatto è già percepibile nel contesto in cui viviamo.
Quelle che vengono chiamate “policrisi” sono segni di un sistema che ha accumulato troppi squilibri e troppa insostenibilità strutturale. Dopo essercelo sentito dire da scienziatə e attivistə per anni, ora vediamo i segni di un inevitabile collasso del sistema di vita che davamo per scontato.
La reazione prevalente al venir meno delle aspettative di continuità e benessere su cui si erano basati i propri progetti di vita, identità e valori collettivi, è quella di un misto di negazionismo, intorpidimento, ricerca di vie di fuga rassicuranti quanto illusorie e di facili capri espiatori.
Pur agendo all’interno di sistemi sociali, politici e relazionali fortemente compromessi, continuiamo a immaginare di poter risolvere crisi strutturali contando su risorse come la cittadinanza attiva, politiche pubbliche partecipative, azioni di solidarietà e campagne di informazione. La realtà è che anche queste risorse partecipano necessariamente del sistema in crisi: o non sono più disponibili in modo adeguato ai bisogni, o si manifestano esse stesse in forme disfunzionali. La realtà dell’interdipendenza ecosistemica significa che non esistono parti di un sistema che possono non risentire delle dinamiche che lo attraversano.
Per questo è fondamentale che gli attori di cambiamento e trasformazione si attrezzino a pensare, relazionarsi e agire all’interno di sistemi fortemente compromessi, senza cadere nella vie di fuga della reattività, superiorità morale, o soluzionismo.
Attingendo al nostro lavoro sul campo in territori difficili e ad approcci multidimensionali come il community organizing, il pensiero sistemico, l’ecologia, il design rigenerativo e gli approcci somatici e relazionali alla guarigione del trauma collettivo, questo per-corso intende fornire ancore di riflessione e strumenti pratici di lavoro per avviare processi di cambiamento trasformativo in grado di ripercuotersi a cascate sulle organizzazioni partecipanti, i progetti che realizzano e i territori e comunità su cui possono avere impatto.
I moduli formativi non consegnano soluzioni predefinite, credi ideologici o metodologie rassicuranti con cui pensare di poter piegare una realtà complessa e in crisi alle proprie soluzioni. L’obiettivo è invece quello di sviluppare capacità di stare, sentire, agire da uno spazio di maturità, relazionalità e consapevolezza, invece che di reattività, individualismo e automatismi.
Gli strumenti pratici forniti possono aiutare a sviluppare la capacità di vedere i sistemi all’interno in cui si agisce, farsi guidare dai problemi sistemici per individuare le potenzialità su cui fare leva, ideare interventi al di fuori degli schemi del progettificio, creare comunità consapevoli in grado di agire in modo strategico.
Se sei interessatə a questo approccio e vuoi essere informatə non appena apriranno le iscrizioni compila questo breve modulo: